Gli occhiali sul naso. Vita romanzesca dello scrittore Isaak Babel' e dei suoi anni tempestosi

Gli occhiali sul naso. Vita romanzesca dello scrittore Isaak Babel' e dei suoi anni tempestosi

«A proposito del silenzio, sono un gran maestro in questo genere letterario». Isaak Babel’ amava circondarsi di leggenda, ricordando di sé episodi e aneddoti di non mai accertata verità. Dopo i capolavori dell’Armata a cavallo e dei Racconti di Odessa, che ne hanno fatto tra i massimi prosatori russi e forse il più grande tra gli scrittori russi ebrei, visse nell’epoca di Stalin non senza alcuni privilegi, prima di tutto quello di poter viaggiare in Europa. Era amico e protetto di Gorki e quando questi morì nel 1936, pare scrivesse «ora verranno a cercarmi». Fu arrestato processato e fucilato nel 1940 dietro accuse ancora incerte e la sua morte fu conosciuta dalla seconda moglie (la prima viveva in Francia) solo nel 1953, un anno prima della riabilitazione completa «data l’inesistenza dei reati». Non scrisse molto e la sua scarsa alacrità, criticata entro l’associazionismo degli scrittori sovietici, era forse dovuta più all’impossibilità di restare «impuro e innocente» come nei suoi capolavori, che al dissenso attivo verso il Realismo socialista. Era tutto sommato «avvolto in un mantello di enigmatiche ambiguità», come disse la figlia Natalia. E sono queste enigmatiche ambiguità le profondità che questo libro intende scandagliare, afferrando la storia di Babel’ da quei momenti e da quegli sprazzi simultaneamente veri nella sostanza e inaffidabili. Quindi non una biografia sistematica ma una rapsodia di voci e scene, «come tessere – scrive l’autore – di una narrazione basata sui “si dice”, su quella specie di brusio che sopravvive alle vicende storiche dopo che queste ormai si sono spente». Il brusio che si leva dall’imponente sfondo su cui si collocano anche Gorki e Pasternak, Trotsky e Ilja Ehrenburg, Majakovskij e Esenin, Bulgakov ed Eisenstein, Malraux e Gide, Mandel’stam e Marina Cvetaeva. E l’altra miriade di contadine e soldati crudeli, kolchosiani e solidi ingegneri, funzionari di partito e poeti romantici o proletari, amanti, paesaggi immensi e puledri al pascolo che popola la leggenda di Isaak Babel’.

Autore

Giovanni Maccari vive a Firenze, dove insegna lettere presso il liceo artistico. Ha pubblicato un libro su Giuseppe Pontiggia (2003) e uno su Guido Piovene (2009).

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