Ambientato in una città immaginaria, un romanzo incentrato sulle dinamiche familiari che si realizzano nella vuota quotidianità di infelici esistenze, che assumono tuttavia in queste pagine straordinaria dignità.
Poeta e scrittore ungherese tra i più rappresentativi dei decenni tra le due guerre, Kosztolányi era un ammiratore di Pirandello di cui introdusse le opere nel suo paese. Predilezione facile da comprendere. Allodola - il titolo viene dal soprannome involontariamente ironico che due genitori anzitempo invecchiati, hanno dato a una figlia troppo presto avvizzita - inscena una vera e propria pirandelliana camera della tortura. Sullo sfondo della società, falsamente serena, del «crepuscolo di un mondo», verso il quale non spira nemmeno un filo di nostalgia, scorre una settimana nella vita di una famiglia legata dalle catene di una di quelle quotidianità cui solo l'asfittica chiusura dona equilibrio e riparo dalla follia. La quale, per un momento si affaccia, nel corso di una imprevista vacanza - della figlia dai genitori e dei genitori dalla figlia - e si ritrae, però, subito. Perché, si capisce, nemmeno il vento della pazzia avrebbe la forza di spalancare le porte di quella prigione.
1 Gennaio 2000
La memoria n. 469
256 pagine
EAN 9788838915574
Non disponibile
Dezső Kosztolányi (Szabadka, 1885-Budapest, 1936) poeta e giornalista di cultura, partecipò intensamente ai rivolgimenti politici dell'Ungheria intorno alla prima guerra mondiale. Si impegnò a pubblicare nel suo paese scrittori e poeti stranieri, tra cui alcuni italiani che sentiva affini per la vena pessimistica (come Gozzano e soprattutto Pirandello). Scrisse numerosi romanzi di vasta rinomanza. Allodola è del 1923.
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