Una rivalutazione, e un’appassionata riabilitazione, di una «tradizione ombra» del pensiero, il pessimismo filosofico.
Una rivalutazione, e un’appassionata riabilitazione, di una «tradizione ombra» del pensiero, il pessimismo filosofico. La filosofa Mara van der Lugt utilizza una storia delle idee – originale, vasta, profonda –, assai più che per fare storiografia, per affrontare quello che per Schopenhauer era il tema dei temi: «del male mostruoso e senza nome, della tremenda, struggente infelicità a questo mondo». «Il precipitato insolubile» di tutta l’esperienza degli esseri, umani e non umani. L’autrice mette a dibattito tra loro «alcune delle pagine più oscure della filosofia», per condurre alla conclusione che il pessimismo, bistrattato e sottovalutato, sia in realtà la vera risorsa morale per recuperare qualcosa di rilevante e urgente per noi ancora oggi: la compassione, la consolazione di fronte alla fragilità della vita, e, in ultima analisi, la speranza.
La scelta cade sui filosofi, noti e meno noti, tra XVII e XVIII secolo (ma si discute anche di odierne posizioni antinataliste): Bayle, Malebranche, Maupertuis, Leibniz, Voltaire, i deisti, Rousseau, Hume, Kant, Schopenhauer, spesso colti nelle loro pagine più segrete. Una scelta che dipende da varie ragioni. Prima di tutto perché è Bayle che supera l’impostazione medievale del problema del male (il male come peccato e punizione) per identificare il male come sofferenza (anche degli animali). È da questo che deriva il nesso tra il male e il pessimismo: il problema del male diventa domanda sul senso della vita, da cui l’opposizione all’ottimismo e la discussione sulla capacità e la possibilità esistenziale di essere felici. Ma la scelta dei nomi dipende soprattutto dal fatto che sono questi i pensatori più «coinvolti», quelli che avvertono l’urgenza di ciò che è attuale fino ad oggi e rischia di essere taciuto e frastornato: vale a dire l’obbligo di non considerare la sofferenza come una non-entità, di «non minimizzare il dolore, il lutto», il fallimento.
Per dichiarazione dell’autrice, Materie oscure mette l’enfasi sulla filosofia più che sulla sua storia. Usa il metodo «dialogico» di considerare i filosofi in dibattito tra loro, al di sopra del tempo, dando allo studio una impronta etico-valutativa affinché le grandi questioni della «giustificazione dell’esistenza» (spesso abbandonate da una filosofia che ha perso interesse per il singolo, per «l’intimità», per il «personale») possano risuonare per noi oggi.
«Attualmente nella nostra cultura ha prevalso una narrazione: sei tu il responsabile della tua felicità. Il rovescio della medaglia è che allo stesso tempo se non siamo felici è perché stiamo sbagliando. La vulnerabilità diventa una colpa. L’idea priva di compassione che siamo noi stessi la causa della nostra (in)felicità è che nessuno ha più motivo di occuparsi della sofferenza altrui. Ecco l’etica del pessimismo: un’immediata apertura a una forma compiuta e incondizionata di compassione. È ok non essere ok».
9 Settembre 2025
La diagonale n. 145
620 pagine
EAN 9788838948541
In libreria dal: 9 Settembre 2025Mara van der Lugt (1986) insegna Filosofia alla St. Andrews University, in Scozia. È specializzata in Storia della filosofia moderna e si occupa di etica ambientale, etica animale e dell’intersezione tra filosofia e cambiamenti climatici.
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