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In un paese della Sicilia orientale, nel catanese, viene ucciso un puparo. Poi un incendio cancella ogni traccia salvando solo i pupi saraceni mentre il fuoco fa strage di Orlando, Angelica e tutti i paladini. Da questa nota stonata parte l’indagine sul delitto, il primo di una serie legati tra loro da un filo conduttore che sembra riannodare momenti significativi della dominazione araba in Sicilia. Una spy story, efficace e credibile.
In un paese della Sicilia orientale, nel catanese, viene ucciso un puparo. La scena del delitto appare organizzata secondo una scenografia singolare: il fuoco, appiccato nella bottega, ha bruciato solo i pupi pagani e cristiani, mentre i mori si trovano raggruppati in un angolo, quasi a volerli mettere in salvo. Nei pressi, una scritta in vernice rossa: «Il sangue di El». Si aprono le indagini di rito, guidate dal capo della mobile di Catania Antonio Meli. Vista la teatralità dell’enigma, il commissario decide di chiedere aiuto al professor Nicola Di Cristoforo, un accademico celebre specialista di Islam siciliano ed esperto di ogni mistero, e a cui lo lega un rapporto da allievo a maestro. Subito i molti segnali stimolano la sensibilità del professore come tante punture di spillo: non riesce a vincere la sensazione che il delitto contenga un certo messaggio diretto a lui e che il mittente sia una persona a lui ben nota. Intanto, gli assassinii, sempre più vistosamente scenografici, continuano, collegandosi alla magia numerica del sette.
La linea di sangue si va facendo sempre più «traslata, metaforica, simbolica, allegorica». E la spinta ad assecondare nell’indagine la lettura arcana viene dai due personaggi coinvolti che hanno più familiarità con questi aspetti. Oltre al professor Di Cristoforo, Giulia, la moglie del commissario Meli. Lei è una studiosa di religioni esperta di esoterismo cristiano, quanto il professore lo è di islamico. Da loro due partono piste investigative divergenti, che implicano i misteri più chiusi di due religioni, e i complotti più audaci di vendette storiche. Due piste entrambe personalmente rischiose e intellettualmente vertiginose. Seguirle è insieme un lavoro da segugio che avverte l’odore del terrore e da veggente di simbologie allusive alle eterne manifestazioni del sacro.
I sette giorni di Allah è un giallo a impianto fortemente culturale. A seguirne le anse tortuose, il lettore, alla fine, si rende conto di avere percorso, di fianco all’avventura, un pellegrinaggio in un’isola di cui sappiamo poco e non si parla mai: la Sicilia islamica. Nelle sue profondità, nella sua originalità europea e nel suo primato nel mondo islamico, nel suo lento tramonto, e soprattutto nel suo umanamente eterno permanere. Questo invincibile e sotterraneo ritorno, tralucente dalle pietre alla lingua, che rende la Sicilia davvero l’isola d’Europa.
2012
La memoria n. 898
416 pagine
EAN 9788838925801
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Gianni Bonina, giornalista, vive a Catania. Tra le sue opere: L’isola che trema (2006, Premio Alvaro), Maschere siciliane (2007, Premio Adelfia) e Il fiele e le furie (2009). Con questa casa editrice ha pubblicato I cancelli di avorio e di corno (2007), Tutto Camilleri (2012) e I sette giorni di Allah (2012).
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